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La Rivoluzione

Come siamo arrivati a “Le storie ci fanno”

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Che le storie potessero farci bene (alcune, almeno, come i grandi romanzi) lo sapevamo già.

Ma era una convinzione fondata su un’idea tradizionale: il loro valore culturale, educativo, intellettuale.

La narrazione ci elevava, ci istruiva.

E tutto questo si basava su una concezione umanistica classica, fondata su un modello lineare di comunicazione:

 

Emittente → Messaggio → Ricevente

 

In questo schema, chi ascolta è un soggetto passivo.

Una figura da istruire, da intrattenere, da formare.

Le storie appartenevano a chi le scriveva o le raccontava.

Per secoli, la letteratura, la scuola e la critica si sono concentrate sull’opera e sull’autore:

si studia chi racconta, ma non cosa succede in chi ascolta.

 

Eppure è proprio lì (nell’ascoltatore, nel lettore, nello spettatore) che la storia accade davvero.

 

La svolta

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Tutto è cambiato grazie alle neuroscienze.

Entrando in un campo che sembrava non appartenergli (quello umanistico) si sono poste una domanda semplice, ma rivoluzionaria:

 

Cosa succede nel cervello, nel corpo, quando siamo esposti a una narrazione?

 

La risposta ha cambiato tutto.

 

Chi ascolta non è un contenitore da riempire.

È un co-autore silenzioso.

Un protagonista invisibile.

Un corpo e una mente che reagiscono, partecipano, si trasformano.

Perché una storia diventi davvero nutrimento serve l’intento di chi racconta e l’ascolto consapevole di chi la riceve.

La vera forza delle storie non è (solo) nel testo.
È in ciò che fanno accadere dentro di noi.
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Oltre l’intrattenimento: una rivoluzione narrativa

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Per troppo tempo abbiamo pensato che le storie servissero soprattutto a distrarci.

Come se fossero un passatempo, una pausa dalla realtà.

Magari utili per acculturarci, ma pur sempre un di più.

 

Ma cosa succede se smettiamo davvero di considerarle solo intrattenimento?

 

Le storie non sono mai neutre. Ogni volta che ne ascoltiamo una, qualcosa accade in noi: emozioni, pensieri, visioni.

Alcune storie ci arricchiscono e ci fanno crescere. Altre ci disorientano. Altre ancora ci impauriscono e contribuiscono al nostro malessere.

 

Una prima distinzione: Non tutto ciò che chiamiamo cultura nutre allo stesso modo

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Un concerto in piazza, una sagra paesana, una serata di teatro amatoriale, un festival di cinema, una mostra fotografica, il pensionato che scrive il libro sui giochi del passato, una stagione teatrale professionale…

Per chi guarda dall’esterno e soprattutto per chi amministra, rientra tutto sotto la stessa etichetta: eventi culturali.

 

Ma la verità è che tutte queste esperienze non nutrono allo stesso modo.

 

  • Alcune danno soprattutto compagnia e appartenenza: il piacere di esserci, di sostenere un amico, di condividere una serata.

  • Altre offrono crescita estetica e cognitiva: ti chiedono attenzione, ma ti restituiscono emozioni profonde, visioni nuove, strumenti per pensare.

 

Entrambe hanno valore, ma confonderle ed equipararle significa impoverire entrambe.

 

Riconoscere questa differenza è fondamentale.

Per chi ascolta, significa scegliere consapevolmente cosa ci fa bene davvero.

Per chi amministra, significa capire che non basta riempire un calendario: serve equilibrio tra esperienze che uniscono e esperienze che trasformano.

 

Trattare le storie e gli eventi culturali come esperienze trasformative è il primo passo per costruire un futuro migliore. Scegliere cosa guardare, leggere o ascoltare è già un atto di cura: per noi, per chi ci vive accanto, per la cultura che vogliamo.

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Perché nasce "Le storie ci fanno"

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Ecco perché questo progetto non nasce da chi racconta, ma da chi ascolta.

Perché è lì che le storie diventano vive.

È lì che agiscono.

È lì che costruiscono o distruggono, nutrono o manipolano.

 

Se vogliamo usare bene le narrazioni, e nutrirci di quelle benefiche, dobbiamo spostare lo sguardo.

Non basta insegnare a scrivere meglio.

Serve educare ad ascoltare meglio, a riconoscere, a distinguere.

 

Solo così possiamo costruire una cultura che cura, che connette, che fa crescere.

 

Le storie ci fanno nasce per questo.

Per allenare lo sguardo, per generare consapevolezza, per restituire potere all’ascolto.

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 Scopri i criteri per riconoscere una storia che nutre

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 Vedi come portiamo tutto questo nei laboratori

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“Vuoi cambiare il mondo?

Impara a riconoscere le storie.

Che nutrono.”

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